Quando abbiamo iniziato a pensare alla mostra Intervallo: Oniromanzia con Laurie Charles, uno dei primi punti emersi nelle nostre conversazioni è stato il rapporto che possiamo avere con la narrazione della malattia e le sue parole. Come appropriarsi, come rendere visibili i nostri corpi anarchici, come creare per essi un linguaggio nuovo e più personale, lontano dalla barbarie del linguaggio scientifico.
Laurie Charles produce dipinti e film, eppure è il rapporto con la narrazione e la ricerca che si conserva quando si guardano i suoi dipinti pop. I suoi pezzi presentati a Terzo Fronte, tra pittura e sculture domestiche, sono il supporto di opere narrative intorno alla storia del corpo e della malattia, considerate in una prospettiva femminista. Ci imbattiamo in citazioni storiche come l’incrocio delle due mani, simboli delle femministe italiane, riferimenti popolari e naturalmente la sua storia personale, come la teoria del cucchiaio, un sistema vernacolare messo in piedi nei forum di conversazione da persone con malattie croniche per misurare la loro fatica.
A Terzo Fronte, le opere di Laurie Charles giocano con l’identità del nostro spazio, che è sia uno spazio di vita che uno spazio espositivo. Lo spazio si modula, si traveste secondo l’ora del giorno e i visitatori che lo attraversano. Con le sue sculture domestiche Laurie Charles riveste Terzo Fronte di un nuovo corpo, un corpo carnale e talvolta viscerale, il suo. Il corpo che copre Terzo Fronte è un corpo di cui non sempre si vuole parlare: il corpo che si dice essere in cattiva salute.
Ma esiste un corpo perfettamente sano? La buona salute sembra una proiezione idealizzata di uno standard impossibile del corpo, prodotto da un linguaggio autoritario, quello della medicina. Ma la malattia forse è una forma di vita del corpo, una delle sue singolarità con cui dobbiamo imparare a convivere, inventando modi di esistenza che le diano il suo posto?
In Migraine Laurie Charles ci proietta in una doppia rappresentazione a grandezza naturale del suo corpo, la prima espone l’idea medievale del corpo come una mappa che espone un territorio geografico e le tecniche di guarigione che vi si possono applicare. Nel secondo, il corpo viene svuotato dei suoi organi, i testimoni materiali dei traumi vissuti. Questo porta alla mente il corpo senza organi di Artaud, come ha scritto in Pour en finir avec le jugement de dieu:
L’homme est malade parce qu’il est mal construit.
Il faut se décider à le mettre à nu pour lui gratter
cet animalcule qui le démange mortellement,
dieu,
et avec dieu,
ses organes.
Car liez-moi si vous le voulez,
mais il n’y a rien de plus inutile qu’un organe.
Lorsque vous lui aurez fait un corps sans organes,
alors vous l’aurez délivré de tous ses automatismes
et rendu à sa véritable liberté.
Alors vous lui réapprendrez à danser à l’envers
comme dans le délire des bals musette
et cet envers sera son véritable endroit.*
Ma come si fa a danzare all’indietro in corpi troppo occupati dall’oscurità e dall’informe degli organi che li occupano? L’autocoscienza, la condivisione del sapere vernacolare e la soggettivizzazione dell’esperienza possono essere risposte. La mostra Intervallo (I) ~ Oniromanzia articola le opere di Laurie Charles con testi che supportano la pratica dell’artista e la sua riflessione sulla storia dei corpi malati. Questi testi, associati ai pezzi tessili di Laurie Charles, formano un insieme di storie sognate, proposte di esistenza, che liberano il corpo dai discorsi normativi, per restituire tutta la loro grandezza alle nostre singolarità.
*“L’uomo è malato perché è mal costruito. Bisogna decidersi a metterlo a nudo per grattargli via questa piattola che lo rode mortalmente, dio, e con dio i suoi organi, Legatemi pure se volete, ma non c’è nulla che sia più inutile di un organo. Quando gli avrete fatto un corpo senza organi, l’avrete liberato da tutti gli automatismi e restituito alla sua libertà. Allora gli reinsegnerete a danzare alla rovescia come nel delirio del bal musette e questo rovescio sarà il suo vero dritto.”
Laurie Charles (B.1987) vive e lavora a Bruxelles. storyteller visivo e testuale, scrive e dipinge narrazioni speculative su grandi tele. Realizza video in cui mescola folklore, scienze umane, storie e narrazioni della storia con una prospettiva femminista.
Ogni progetto è un’occasione di ricerca approfondita in cui riunisce elementi sparsi in una narrazione immaginaria. A causa dei cambiamenti nel suo corpo (malattia autoimmune) sta sviluppando da alcuni anni un’opera di auto-fiction. della cura, dei cicli, del disastro ecologico e della guarigione. Nelle sue opere tessili dipinte, rappresenta la parte invisibile del vivente (cellule interne del corpo, arterie, vene e materiali microbici) ed esplora queste rappresentazioni dell’interno del corpo in modo caricaturale, esagerato, pop e immediatamente riconoscibile. Queste sculture domestiche si inseriscono nella sua pratica artistica come oggetti di scena pronti per un film o una performance, e forniscono lo sfondo per illimitati scenari potenziali.
Il suo lavoro è stato recentemente esposto a Wiels – Bruxelles, Efremidis Gallery a Berlino, Grazer Kunstverein -Graz, CIAP Kunstverein – Hasselt, 1646 – project space for contemporary art – The Hague, Nanjing International Art Festival – Nanjing, Beursschouwburg – Bruxelles, Komplot – Bruxelles, e Le Commissariat – Parigi